bocca dell’inferno

Memorie di una Pandemia #4

Memorie di una Pandemia #4

Covid-19
ossia
Come Ostentare Vite Interessanti Daddentro 

Il problema principale della quarantena sono le persone.
Potrebbe essere lecito chiedersi come sia possibile che il problema principale, per chi è costretto a stare chiuso in casa, siano le persone ma credetemi, è così, Per lo meno per me.
Dopo un’attenta e nevrastenica riflessone, fatta mentre contavo le mattonelle del bagno, mi son resa conto che il problema assoluto erano e restano gli esseri umani.

Sono stati gli umani a non voler chiudere le frontiere, o quantomeno a imporre la quarantena a chi tornava dalla Cina. Che poi, ancora oggi mi chiedo come abbiamo potuto associare al quarantena al razzismo. La gente smise di andare a compare nei negozi cinesi, ma la sera andavano comunque a ingozzarsi al All You Can Eat. #Coerenza
Sono stati gli umani a non stare calmi quando sono apparsi i primi casi. Perché stare a casa se uno sta male? Ma andiamocene a fare una maratona a Rimini!
Sono stati gli umani a scappare dalla zona rossa, andando ad infettare genitori e parenti. Scappati dalla zona rossa, senza essere certi di non veicolare il virus, come se gli avessero detto che da lì a breve sarebbe finiti nei campi di concentramento invece che davanti al divano a guardare le puntate di Gray’s Anatomy.
Sono stati sempre gli umani a non rispettare delle semplici, e neanche troppo limitanti, raccomandazioni richieste con lo scopo di non rendere gioco facile al Covid-19. Niente aperitivi o cene fuori, limitare gli spostamenti non necessari e starsene a casa (ricordiamo che eravamo ancora a Febbraio, non nel mese di Agosto).

Non c’è stato niente da fare, fra un post satirico e un altro fatto a hoc per minimizzare, barricandosi dietro un’orgoglioso “Il virus ammazza solo i vecchi e non fermerà i nostri aperitivi!“, siamo arrivati al capolinea. Abbiamo mandato al collasso il SNN e abbiamo buttato benzina sul fuoco.

Abbiamo fatto una figura di merda a livello internazionale, come una branco di mocciosi che batte i piedi e sfugge dalle mani di un padre troppo permissivo e incapace di gestire la ribellione adolescenziale del proprio figlio. Abbiamo offeso chi, invece, continuava a suggerire di non sottovalutare la situazione.

Abbiamo aiutato il Covid-19 a diffondersi nelle nostre stesse case, ad uccidere i nostri stessi nonni. Quei nonni che ci hanno amati e cresciuti.
Quando è stato il momento di fermarci un attimo e rendergli il favore, rendergli un piccolo sacrificio che avrebbe significato cosa, una serata in meno per noi ma la vita per loro, non ci siamo riusciti.

Abbiamo ucciso. Con i comportamenti irresponsabili, infantili, indecisi e idioti di tutti noi abbiamo steso un tappeto rosso ad un virus che sta togliendo delle vite, le vite di persone a noi care. Parenti, conoscenti, nonni, genitori, zii… E seppur vero che di fronte a tanta inettitudine lo Stato avrebbe dovuto intervenire con il pugno di ferro, è altrettanto vero che la vergogna di questi comportamenti non verrà lavato via.

La vergogna non potrà essere lavata con un Inno d’Italia dal balcone. Mai.
Non c’è Inno che tenga, non c’è alcun Stringiamoci a coorte, Siam pronti alla morte, L’Italia chiamò!
L’Italia ha chiamato, i nostri compatrioti hanno chiamato e chiesto collaborazione e nessuno di noi ha saputo ascoltare. Ci era stato chiesto tanto, tanto poco… Eppure non era un problema nostro.

E adesso dobbiamo vedere  e sentire cori, l’Inno Nazionale alla radio, applausi… Cosa dobbiamo sentire?
Ci sentiamo soli nelle nostre case adesso?
Abbiamo paura di perdere persone a noi care adesso?

Adesso, che i morti sono quasi 4000, che facciamo? Volete davvero cantare?
Io no.

#noncantoneancheperilcazzo #ilproblemasonolepersone

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#AndràTuttoBene

Io, la parabola che preferisco è la fine del mondo, perché non ho paura, in quanto che sarò già morto da un secolo. Dio separerà le capre dai pastori, una a destra e una a sinistra. Al centro quelli che andranno in purgatorio, saranno più di mille miliardi! Più dei cinesi! E Dio avrà tre porte: una grandissima, che è l’inferno; una media, che è il purgatorio; e una strettissima, che è il paradiso. Poi Dio dirà: “Fate silenzio tutti quanti!”. E poi li dividerà. A uno qua e a un altro là. Qualcuno che vuole fare il furbo vuole mettersi di qua, ma Dio lo vede e gli dice: “Uè, addò vai!”. Il mondo scoppierà, le stelle scoppieranno, il cielo scoppierà, Corzano si farà in mille pezzi, i buoni rideranno e i cattivi piangeranno. Quelli del purgatorio un po’ ridono e un po’ piangono, i bambini del limbo diventeranno farfalle. Io, speriamo che me la cavo. 

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Se dicono “Fermati” – e hanno una pistola – è meglio farlo…

Se dicono “Fermati” 
– e hanno una pistola – 
è meglio farlo…
Io voglio portare tutto il rispetto che volete per un ragazzino che no c’è più… Ma tutte queste sceneggiate non mi fanno ne caldo né freddo. Non meritava la morte, ma io alle gambe gli avrei sparato senza nessun problema. A tutti e tre.Alle tre di mattino non vai in giro, se sei un povero bimbo innocente, in tre su un motorino. Con un latitante e non ti fermi all’alt. E dopo che ti hanno rincorso, e siete finiti a terra, non contenti, continuate a scappare.
QUESTO NON E’ UN SEMPLICE COMPORTAMENTO DI CHI SI SENTE IN DIFETTO PERCHE’ SENZA PATENTINO O ASSICURAZIONE.
Questo è un comportamento di chi ha qualcosa di nascondere, o per lo meno che aveva intenzione di fare di qualcosa di brutto.

E tu, madre, che ora piangi ‘sto figlio, forse, se gli avessi dato una bella scarica di mazzate sul capo quando era il momento, alle tre di mattino quel figlio di 17 anni – minorenne! – non sarebbe stato in giro a combinare chissà cosa con certa gente. Era rientrato a prendere un cappellino. Alle tre di mattina, con 30 gradi, tu, ragazzetto, rientri per prendere un cappellino?
Solo a me ha fatto pensare che la visiera avrebbe impedito alle telecamere di qualche negozio di riprenderne il viso? Forse sì, forse no… Non lo sapremo mai. Ma i presupposti per credere che ci fosse qualcosa di losco c’erano TUTTI.
O per lo meno, vista alla mal parata si sarebbe potuto buttare giù dal motorino (in tre, quanto pensate che possa andare un cazzo di motorino?) con le mani dietro alla testa per evitare altri casini…

I casini si fanno, e li abbiamo fatti, e RIPETO NON MERITAVA LA MORTE, ma cristo, c’è anche da calcolare che sì, non ci piace, ma le situazioni incresciose capitano e questa è – forse, diamo tempo al tempo – una di quelle. Perché arrivare a crocifiggere chi, invece, una volta tanto, stava facendo il suo lavoro e nel tafferuglio, si è fatto sfuggire un colpo. Napoli, in certi quartieri soprattutto, è praticamente il Bronx, è la tensione di lavorare di notte, come di giorno, per quelle strade deve essere davvero logorante…

L’Arma non è sempre un nemico, ci sono mele marce e mele sane. Situazioni incresciose, stupide come terribili. A volte sbagliano, altre no… Sono umani… Eppure nessuno si indigna quando queste persone, impossibilitati a sparare se non dopo reiterati avvisi, finiscono ammazzati, da chi nel frattempo, magari, colpendo alla cieca, ammazza qualche povero passante. Oddio, in un caso come questo sono SICURA che qualcuno avrebbe da ridire urlando “Avrebbe dovuto sparargli subito!”, giusto perché questo è il paese dei due pesi e due misure, siamo italiani.

Una vita spezzata è una vita spezzata, e il dolore di una madre – anche di un assassino – è senza fine. Ma tutti gli altri, perché non smettere di fare gli ipocriti? ALMENO, e ripeto, almeno, aspettiamo di vedere cosa è realmente successo invece di alzare teatrini imbarazzanti e mettere il bastone fra le ruote chi la verità, magari, la cerca sul serio.

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Tom Tom… Inutilità di sistema.

T., paese di 300 anime (se va bene).
Una stazione, un droghiere, tre bar, un campo da calcetto ora mini centro per giovani delinquenti gestito dalle suore, un giornalaio, un erboristeria, un forno e un’agenzia viaggi. Tutto rigorosamente intorno alla stazione.
Io, anima in pena, che va a comprare il latte (Fatti mandare dalla mammaaaa…!).
Lui, anima in pena, che si guarda intorno con aria spaesata appena uscito dalla stazione (valigia al seguito. No taxi, no bus: unica soluzione logica).
Io, sempre più in pena, cuffiette nelle orecchie me ne torno verso casa con passo scazzato.
Lui, povero stolto, mi tocca un gomito timidamente. – Scusami, il centro?
Io, da brava figlia di buona donna, scoppiando a ridere, lo afferro gentilmente per un braccio – sorridendo! – lo trascino, sempre gentilmente, verso il centro esatto dell’unico incrocio del paese, davanti all’unica fermata de LFI e precisamente davanti alla stazione. Tragitto effettuato: 10 passi.
Eccolo. Centro esatto. Non c’è centro, più centro di questo. Sei al centro esatto del centro di T. Buona permanenza.
10 minuti dopo.
Io, alla guida della mia Punto passo davanti alla Stazione, quasi per sfida. Il tizio è ancora là, cellulare con Tom Tom vocale attivato.
“…destinazione raggiunta. Tempo di percorrenza: 100 metri”.
Ehw? E io che gli ho detto? Ho pure le tette più grosse di quell’ammasso di chip!
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