poesia

Fêtes Galantes


Votre âme est un paysage choisi

que vont charmant masques et bergamasques

juant du luth et dansant et quasi

tristes sous leurs déguisements fantasques.

Fêtes Galantes, Clair de lune

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[Original]Sei venuta da me – Debora M.

Sei venuta da me (Debora M.)
 
 
Mi sono svegliata nel tepore del tuo abbraccio,
fremo al tuo respiro lieve sulla mia nuca.
Mi sei venuta a cercare,
nel silenzio di questa notte fredda,
e dolcemente mi culli.
E non piangere, mi dici, in un sussurro.
Mi occuperò io di te, adesso, figlia.
Tremo.
Chiudo gli occhi e percepisco il tocco vellutato e fresco.
Sei fresca, Morte, sei diversa, sei calda.
Ma sei morte e piango,
mentre le tue braccia mi stringono con la tenerezza di un’amante.
Oh, Morte.
Mi sei venuta a cercare tu,
ma non piango, non piangerò.
Ma cosa vuoi da me, Morte?
Perché mi lusinghi prima della fine?
Perché asciughi le mie lacrime, consolando la mia anima?
Eppure, mi sei venuta a cercare tu,
ma la tua stretta è calda, la tua voce è miele
e il tuo tocco mi sfiora, piano.
Mi consoli, Morte, e non comprendo.
Ti fisso e mi perdo nel tuo sguardo,
mentre dolce e amara mi fissi.
Ora non tremo più.
Oh, Morte.
Mi sei venuta a cercare tu,
con la cura di una madre.
Non dubitare, mi dici, stringendomi.
Mi prenderò cura di te, figlia,
non temere, ora sei con me, riposa.
Non crederei ad una parola di te,
eppure lo faccio.
Riposo.
 
23/02/2010
Raccolta  –  “Un’anima perduta”
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[ORIGINAL]Futuro Celato

Futuro Celato

Voglio smettere di correre e
ricorrere la realtà.
Voglio cessare di vedere oltre
la coltre di bugie che mi circonda,
vivere l’oggi senza prevedere il domani.
Strapparmi questa triste, triste abilità.
Voglio, voglio. Vorrei.
Vorrei che tutto questo sogno
restasse fra le pieghe di un lungo sonno,
che tutto scomparisse in un frammento di un attimo,
 dissolto in un Sì irrorato da mille No.
Vorrei, vorrei. Fuggirò.
Scappare. Fuggire dalla capacità
di conoscere oltre l’adesso.
Il peso di un futuro che distrugge il presente,
pressato dal carico di un futuro saldato all’inamovibile consapevolezza di ciò
che sarà.
Fuggire, fuggire. Correre via,
libera.
Sono qui che scuoto anime, che
svelo misteri che vedo oltre il Velo,
ma no, non per me. Non voglio scrutare oltre le mie scelte.
Smettere. Smettere, fatemi cessare
di vedere l’Oltre.
Che il silenzio accompagni i miei passi in quest’oggi fatto di incertezze.
Silenzio, silenzio, regalatemi silenzio!
Brucia. Esistere brucia.
Brucia camminare lungo un
percorso, ostaggi degli eventi.
Ostaggi dell’impossibilità di far funzionare la grande ruota,
schiavi di una realtà che schiaccia.
Schiavi e liberi di favorire il tutto,
o il nulla.
Liberi di essere, ma schiavi di non poter scegliere.
E che l’Ignoto
torni a oscurare la Vista.
Che la beata
ignoranza mi culli,
e il dolore non avveleni più con il suo monito i passi del lungo viaggio.
Che la meta non sia rivelata prima dell’ultima curva, che resti celata alla
comprensione umana.
Buio, buio.
Oscuro.
Che sia taciuto,
che sia oscuro.
Che sia incertezza, dolore e confusione.
Che sia oscurata alla vista di chi vive la meta lontana.
Che la conoscenza non turbi più, non blocchi o faccia sanguinare prima del
tempo.
Che
l’ignoranza culli la dolce incoscienza di un viaggio privo di disperata
cognizione.

(c)Nasreen 
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Goodbye.

La morte non è niente.
Sono solamente passato dall’altra parte:
è come fossi nascosto nella stanza accanto.
– Henry Scott Holland 

Un sorriso triste di stende sul viso di chi resta,
un’intima carezza di quella lacrima che scivola, amara.
Un abbraccio silente, di quel Nessuno che ti culla,
mentre l’urlo che ti scuote l’anima si attenua, attonito.
Sconfitto.
Non c’è verbo che può frenare, non c’è mano a cui aggrapparsi.
Nessuna consolazione, mai più. Non più.
Troppo tardi per offrire un abbraccio, troppo tardi per una parola,
un urlo, uno schiaffo… una carezza. Troppo tardi.
E l’abbraccio si apre, l’urlo preme per librarsi
e le membra tremano sotto il peso del fallimento.
Avrei, avremmo… Avresti. Tu.
Ed è rabbia, fuoco, dolore e lacrime.
Rabbia per quel sorriso ormai perso.
Fuoco per un addio fin troppo acerbo.
Dolore per una perdita insanabile.
Lacrime per te, ormai lontano,
per noi che restiamo annegando in quei “se” di chi non accetta.
Di chi non si perdona e non perdona.
Ormai lontano, in un volo eterno che trascende rancori, domande e preghiere,
non c’è nulla che trattiene.
E tutto ciò che resta è quell’abbraccio silente,
di quel Nessuno che è stato tutto,
ma che naviga ormai in mari che non potremo solcare.

– Debora M.

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